Testimonials

  • Essere fotografo. Lo sono in tanti. Allora bastava una macchina fotografica. Oggi è sufficiente un telefonino.

    Diventare fotografo. Lo sono in pochi. Depositari di un'arte e testimoni oculari di centinaia di vite e situazioni.

    Fare il fotografo. Lo sono i visionari. I normalmente folli o i follemente normali in un percorso incessante e ossessivo che plasma chi è già diventato fotografo ma continua a cambiare pelle, a rinascere sotto forma di altre sembianze, inedite e sorprendenti.

    Sono le fasi, le quasi allucinazioni, di Giorgio Salvadori, tutte presenti in perfetto equilibrio nella sua arte fotografica, caratterizzata da una contaminazione di temi che rappresentano le sfumature della propria vita, di interessi, passioni, mestieri, luoghi, storie, incontri, alchimie e magie.

    I paesaggi di Salvadori sono spazi interiori di luci e colori, ma anche di ombre, invisibilità e silenzi che disvelano sensibilità rare mai esaurite.

    Anche gli scatti più normali e "commerciali " si arricchiscono di senso e assorbono le contrastanti esistenze di Salvadori.

    In questa ottica simbolica va percepita la fotografia di Giorgio Salvadori che compenetra un tecnicismo sofisticato frutto di studio e applicazione continui e una libertà coraggiosa che conduce a dimensioni inesplorate di una vita sempre in divenire, a tratti circense.

    Come un viaggio che inizia e non finisce mai.

    Anna Pettene.

  • Ciao, Giorgio!

    Finisco ora di osservare golosamente il tuo sito (NDR: il vecchio sito):

    Sono stato molto stupito dalla grande varietà dei soggetti, delle tecniche e delle inquadrature.

    Certi bianchi e neri, come quelli della bambina sulla locomotiva con il vapore che sfuma, o quella di una sposa con un velo molto "gonfio" sono addirittura preziosi e quasi cesellati.

    Mi è piaciuta molto la serie di fotografie che "ricostruiscono" opere di Antonello da Messina, Caravaggio e di un Fiammingo che non ho identificato (strada, per altro, già percorsa da Peter Greenaway nei suoi film della fine degli anni '80 fino alla fine dei '90 - in particolare con "Il Cuoco, il Ladro, sua Moglie e l'Amante" e con "L'Ultima Tempesta", e da Derek Jarman proprio nel suo film " Caravaggio").

    Le foto degli interni di navi sono forse un po' troppo concentrati sul punto di fuga fisso a prospettiva centrale (d'altronde giustificato nel voler suggerire una grandiosità di spazi quasi alienante), e gli effetti di "nuvole in fuga", presenti solo in due immagini, ricalcano forse un po' da vicino certe inquadrature analoghe di films americani (in questo momento mi viene in mente solo Cronenberg).

    Ma esprimi una tale pluralità di visioni, di capacità di scegliere inquadrature e dettagli particolarmente eloquenti, di spostare continuamente 1' attenzione dal soggetto allo sfondo e viceversa, di valorizzare anche le immagini più quotidiane con "tagli" specifici ed inediti, di destreggiarti con gran gusto sui particolari cromatici che si rimane assetati di visione, e si vorrebbe vedere ancora e ancora.

    Sono fiero di avere un amico con questa grande sensibilità estetica, che, sono certo, diventerà ancora più raffinata di giorno in giorno per produrre sempre più stupefacenti capolavori.

    Un forte abbraccio. TED.